Avete presente quei gruppetti di ragazzi che, durante manifestazioni o giornate particolari, in piazze, centri commerciali, luoghi di ritrovo, vi raccontano tante belle cose su iniziative benefiche, culturali, solidali?
Sorridenti e pieni di buoni propositi e di volantini, vi descrivono con cura quel che la loro associazione fa e progetta di fare e vi invitano ad unirvi al gruppo, a lasciare un contributo in termini, magari, non solo economici ma anche di energie e partecipazione attiva. Sono dei “dialogatori” o “facilitatori”e cercano sostenitori.
Ecco, quei ragazzi stanno facendo face to face fundraising.
Visto come si può mettere in pratica quel che sa di comunicazione, di marketing e di tecniche relazionali, di lavoro in team operando nel non profit?
C’è la possibilità di cimentarsi in questa iniziativa per qualche mese (nell’area del Nord e Centro-Nord) e mi sembra interessante parlarvene, perché magari fra gli autori o i lettori del nostro blog c’è qualcuno che ha interesse a prendere parte ad uno stage.
Mi piace quando vengo a conoscenza delle tante opportunità che ci vengono offerte! Cogliere le occasioni giuste è basilare se si vuole fare esperienza ed arrivare pronti all’ingresso nel mondo del lavoro.
Tutto questo rientra sempre nel processo di evoluzione dei comunicatori di oggi: non trova-posto, ma professionisti in sviluppo. 😉
Rappresenta certamente un’opportunità per cercare il confronto face to face e per “sciogliere” la lingua.
A questo si somma il valore aggiunto del benefico e solidale: non solo per apririsi al mondo, ma anche per aprire il proprio cuore VERSO una realtà che sembra aver perso certi valori.
Siamo comunicatori e il nostro operato va fatto con trasparenza e col cuore: non parlo di passione (scontata) ma di “buona iniziativa”. Questa opportunità può orientarci verso quella direzione.